M1. INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA STORIA
INDICE
1. Perché studiare storia ?
2. Elementi caratterizzanti la ricerca dello storico
3. Suddivisione temporale dell’ambito di ricerca dello storico (periodizzazione)
4. Come si possono organizzare le informazioni raccolte dallo storico
5. Dove lo storico trova le informazioni (le fonti)
6. Lo storico come interprete
7. Qual è la nostra origine: dal mito a Darwin.
8. Ambiente, selezione naturale, evoluzione
APPROFONDIMENTO
I numeri romani
1. Perché studiare storia ?
Vi possono essere diverse risposte a questa domanda. Credo però che il motivo principale che dovrebbe spingerci allo studio della storia, inteso come studio delle vita degli uomini nel passato, sia che solo un tale studio ci può fornire gli strumenti indispensabile per orientarci nel presente; se vogliamo evitare di diventare noi stessi strumenti in mano a quanti, approfittando della nostra ignoranza, ci “usano” mascherando i loro interessi di parte dietro nobili obiettivi.
2. Elementi caratterizzanti la ricerca dello storico
I diversi significati che possono venir attribuiti al termine storia
Non esiste un’unica definizione di storia, con il temine “storia” possiamo intendere cose diverse:
Il lavoro dello storico
Proprio perché con il termine storia si intendono tante cose diverse è forse preferibile cercare di definire il lavoro dello storico, ossia di colui che si occupa di storia, piuttosto che trovare la definizione di storia.
La parola “storia” deriva dal termine greco historìa che significa indagine, ricerca, e infatti lo storico è innanzitutto un ricercatore.
storico = ricercatore
Ma anche uno zoologo è un ricercatore, ricerca informazioni relative alla vita degli animali, cosa distingue allora uno storico da uno zoologo? Per rispondere a questa domanda è necessario definire quale sia l’ambito di ricerca dello storico, ossia che cosa studia, quali sono i suoi interessi.
Quali caratteristiche devono avere le informazioni che interessano uno storico
Le informazioni che interessano lo storico, e che quindi muovono la sua ricerca, devono possedere tre particolari caratteristiche:
se manca uno di questi elementi non è più una ricerca storica. Chi si occupa delle vicende umane nel loro svolgersi quotidiano non può essere considerato uno storico; quanti stanno indagando sull’origine dell’universo non sono considerati degli storici; colui che non è interessato all’autenticità delle proprie fonti non può considerarsi uno storico.
3. Suddivisione temporale dell’ambito di ricerca dello storico (periodizzazione)
Per convenzione l’ambito di ricerca dello storico si divide in due parti aventi quale elemento di passaggio le prime forme di scrittura, risalenti al IV millennio a.C.; abbiamo così la preistoria e la storia vera e propria.
PREISTORIA
|
INIZIO DELLA SCRITTURA (IV millennio a.C.) |
STORIA |
La preistoria viene a sua volta suddivisa temporalmente (periodizzata) riferendosi alle tecniche usate dall’uomo per fabbricare utensili e armi:
PREISTORIA |
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PALEOLITICO (età della pietra antica o pietra scheggiata) |
MESOLITICO[1] (età della pietra di mezzo) |
NEOLITICO (età della pietra nuova o pietra levigata) |
La storia viene quindi suddivisa, sempre per convenzione, in quattro parti, considerando quali momenti di passaggio eventi particolarmente rilevanti:
STORIA |
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(Caduta dell’impero romano d’Occidente) (Scoperta dell’America) (Congresso di Vienna) 476 d.C. 1492 d.C. 1815 d.C. |
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STORIA ANTICA |
STORIA MEDIOEVALE |
STORIA MODERNA |
STORIA CONTEMPORANEA |
4. Come si possono organizzare le informazioni raccolte dallo storico
Come abbiamo indicato sopra lo storico è interessato a tutte quelle informazioni che in qualche modo sono legate alla vita e alle attività dell’uomo. Ecco quindi che studiare, ad esempio, la “storia” degli Etruschi significa ricercare tutte quelle informazioni che sono in qualche modo legate alla vita degli Etruschi.
Una possibile suddivisione delle informazioni raccolte
Data la notevole quantità d’informazioni che si possono raccogliere, per comodità è meglio suddividerle secondo delle categorie d’appartenenza, immaginiamo tanti contenitori che raccolgono i dati emersi. Rimanendo all’esempio degli Etruschi, una possibile suddivisone in categorie potrebbe essere la seguente:
1. Storia della civiltà Etrusca
2. Struttura politico-sociale
3. Economia
4. Scene di vita quotidiana
5. Religione e mondo dell’aldilà
6. Produzione artistica
Questa suddivisone non è detto vada bene sempre e comunque, ogni popolo, ogni momento storico ha delle caratteristiche che gli sono proprie e in quanto tali devono essere studiate; prendiamola come una proposta di base per lo studio dei popoli antichi.
Una storia, tante storie: le storie settoriali
Data la vastità delle informazioni che si possono raccogliere in relazione alla vita e alla produzione dell’uomo, con gli anni sono nate delle discipline “storiche” che si interessano di particolari aspetti della vita e della produzione dell’uomo abbiamo così:
Qui lo storico è uno specialista per quel particolare settore, focalizza l’attenzione solo su determinati aspetti per poterli studiare in modo più approfondito.
5. Dove lo storico trova le informazioni (le fonti)
Cosa sono le fonti
Abbiamo visto sopra come il lavoro dello storico sia innanzitutto un lavoro di ricerca di informazioni, ebbene le informazioni che gli interessano vengono fornite da quelle che si definiscono “fonti”. Queste sono gli elementi di partenza dal quale partire per le successive riflessioni. Caratteristica comune che devono possedere le fonti, per potersi definire tali, è di essere autentiche; quando uno storico individua una possibile fonte d’informazione la sua prima preoccupazione, prima ancora di fissarne il contenuto, è proprio quella di verificarne l’autenticità.
Come ricostruire la storia della nostra vita attraverso le fonti
Per comprendere cosa sono le fonti e come si possono suddividere, immaginiamo di aver perso la memoria e di voler ricostruire la nostra storia, intesa come la storia della nostra vita.
Per ricostruire la storia della nostra vita cercheremo innanzitutto di trovare delle informazioni relative a :
Per trovare queste informazioni ci rivolgiamo a quella che risulta essere la fonte più comoda e sicura, il documento d’identità. Tale fonte risulta affidabile in quanto rilasciata da una struttura statale, con timbro e firma, appartiene alla categoria delle fonti scritte (avrete visto in chissà quanti film il poliziotto che ricerca un documento d’identità sul corpo del cadavere per cercare di ricostruire la sua storia).
Una seconda fonte, particolarmente utile per ricostruire la storia della nostra vita, è data dalle persone che ci circondano, se chiediamo a loro possiamo recuperare altre utili informazioni. In questo caso, però, l’affidabilità delle fonti è ridotta, le informazioni che ci vengono date potrebbero essere falsate o intenzionalmente o perché il ricordo è confuso. In questi casi se fonti diverse ci dicono la stessa cosa aumentano le probabilità che sia andata veramente così. Queste fonti appartengono alla categoria delle fonti orali.
Per avere poi delle ulteriori informazioni su come eravamo da piccoli possiamo ricercare delle fotografie, queste hanno un elevato grado di affidabilità (sempre che siamo noi quelli ritratti). Si parla in questo caso di fonti iconografiche (legate alle immagini).
Altre informazioni possiamo ricavarle dagli oggetti, la nostra casa e i suoi arredi, i giocattoli, ecc. tutto ciò che in qualche modo è legato alla nostra vita e che ci aiuta a ricostruire la nostra storia. Sono queste le fonti mute.
Le quattro diverse categorie d’appartenenza delle fonti
Abbiamo visto come le informazioni che ci aiutano a ricostruire la storia della nostra vita possono essere fatte rientrare in quattro distinte categorie di fonti:
a queste stesse categorie appartengono tutte le fonti che possono fornire utili informazioni allo storico che vuole ricostruire la storia del nostro passato, come possiamo osservare nello schema proposto:
Fonti primarie e fonti secondarie
Oltre che per la categoria d’appartenenza le fonti vengono suddivise anche in fonti primarie e fonti secondarie.
Fonti primarie
E’ considerato appartenente alle fonti primarie tutto quel materiale che è direttamente collegato all’oggetto di studio, se ad esempio ricerco informazioni sulla civiltà etrusca, appartengono alle fonti primarie tutti i reperti archeologici, le scritte epigrafiche, ecc.; insomma tutto il materiale prodotto da quella civiltà o prodotto da quanti sono venuti in diretto contatto con quella civiltà.
Fonti secondarie
Appartiene alle fonti secondarie, invece, tutto quel materiale che non è direttamente collegato all’oggetto di studio, sempre rimanendo all’esempio della civiltà etrusca, consideriamo appartenente alle fonti secondarie tutto il materiale prodotto in epoche successive, o da chi non ha avuto un diretto contatto con la civiltà etrusca, quindi opere, scritte nei periodi successivi, che trattano dell’epoca studiata, testi scritti da quanti non hanno avuto un diretto contatto con la civiltà. Un libro di storia appartiene quindi alle fonti secondarie.
6. Lo storico come interprete
Nelle pagine precedenti abbiamo visto come tra le attività principali dello storico vi sia la ricerca delle fonti con i relativi dati che queste gli possono fornire, tuttavia la sua attività non si limita a questo. Lo storico non può limitarsi a trovare e catalogare fonti, egli vuole dare un significato ai dati che ha trovato attraverso un meccanismo di deduzione, come un investigatore che grazie alle tracce trovate cerca di ricostruire l’intera vicenda, a questo punto non si tratta più di catalogare dei dati ma di interpretarli per trarne delle conclusioni, così come l’investigatore ipotizza l’autore del delitto.
Quando diciamo che uno storico “interpreta” dei dati intendiamo fondamentalmente due cose:
Integrare le informazioni con ipotesi interpretative
Avviene molto spesso, in particolare quando si studiano epoche lontane nel tempo, che i dati forniti dalle fonti non siano sufficienti per spiegare in modo preciso gli avvenimenti; in questo caso lo storico integra i dati certi con delle ipotesi interpretative, che possono venire confermate dal ritrovamento di ulteriori dati. Il ritrovamento, nel 1870, dell’insediamento della città di Troia non sarebbe mai potuto avvenire se l’archeologo tedesco Schliemann non avesse ipotizzato l’esistenza reale di tale città, città ritenuta fino ad allora solo leggendaria.
Spiegare degli avvenimenti
Lo storico si pone come obiettivo non solo la ricostruzione del passato, ma cerca anche di spiegarlo. Ossia cerca di individuare nelle trame del passato quelle che possono essere considerate le spiegazioni degli avvenimenti. Non si accontenta di descrivere gli avvenimenti correlati allo svolgersi della rivoluzione francese, ma cerca di individuare quali furono le cause che hanno portato a tali avvenimenti. E’ evidente che anche in questo caso siamo nell’ambito della interpretazione, come possiamo essere sicuri che a quel determinato evento sono riconducibili, queste particolari cause, sono talmente tante le variabili in gioco quando consideriamo i rapporti tra gli uomini, che ogni causa o conseguenza proposta deve intendersi come ipotesi interpretativa. Ecco quindi che quando si vuole spiegare la Riforma religiosa luterana nel XVI secolo è difficile trovare un accordo tra gli storici, per alcuni risulta d’importanza determinante la causa religiosa, per altri quella politico-economica, per altri ancora quella etnica, o la concomitanza di quella religiosa con quella etnica, ecc., siamo nell’ambito dell’interpretazione e quindi risulta difficile dire chi ha maggior ragione, mentre risulta incontrovertibile che le 95 tesi di Lutero furono affisse sul portone della Cattedrale di Wittenberg il 31 ottobre del 1517.
7. Qual è la nostra origine: dal mito a Darwin.
La “narrazione mitica” quale prima risposta alla domanda sulle nostre origini
Chi siamo? Da dove veniamo? Tutte le civiltà, nei tempi e nei luoghi più diversi, si sono poste questi quesiti, e per migliaia di anni hanno trovato delle risposte[2] grazie ai miti[3]. Ad un certo punto, però, l’uomo non si accontenta più di spiegare la realtà che lo circonda, e il significato della vita in genere, mediante una “narrazione” (o mito), egli cerca di comprendere i principi, o cause prime, mediante un procedimento razionale: è la nascita della filosofia.
I primi tentativi di rispondere alla domanda sulle origini mediante un procedimento razionale: la filosofia
Solo con la nascita del pensiero filosofico in Grecia nel VII secolo a.C. si abbandona il mito e si cerca di comprendere l’origine del cosmo e dell’uomo mediante un procedimento razionale. Le risposte elaborate dai diversi sistemi filosofici nell’antichità, pur nella loro diversità (alcune sembrano addirittura anticipare alcune scoperte della scienza moderna[4]), sono accomunate dal particolare approccio allo studio della natura, approccio che esalta le capacità logico-razionali dell’uomo, ma che manca di una vera e propria indagine sperimentale degli elementi naturali. Per un approccio sperimentale allo studio della natura bisognerà aspettare la nascita della scienza moderna nel XVI secolo.
Applicazione del metodo sperimentale allo studio della natura nel XVII secolo
In epoca moderna gli elementi guida nello studio della natura saranno l’osservazione e la sperimentazione. Proprio grazie all’osservazione e alla sperimentazione si arriverà a formulare l’ipotesi evoluzionistica quale risposta alla domanda sull’origine dell’uomo.
L’ipotesi evoluzionistica di Lamark
L’ipotesi evoluzionistica rivoluziona le convinzioni precedenti. Nell’antichità e nel Medioevo si credeva che tutte le specie viventi fossero immutabili, l’ipotesi evoluzionistica afferma, invece, che le specie animali e vegetali non sono immutabili ma si evolvono, attraverso un lento processo di trasformazioni successive.
L’idea di una evoluzione degli esseri viventi viene esposta, nel XVIII secolo, nei testi del botanico e naturalista francese Jean Baptiste Lamark (1744-1829), secondo il francese le prime forme di vita si originano per generazione spontanea e da queste derivano tutte le forme più complesse per trasformazioni successive causate da mutazioni ambientali.
Evoluzione e selezione naturale secondo Darwin
Le teorie di Lamark non suscitarono molto scalpore né tra la comunità scientifica né tra la gente comune (anche per la scarsa diffusione che tali ipotesi ebbero); molto più clamore suscitò, nel 1859, la pubblicazione del libro “L’origine della specie” di Charles Darwin (1809-1882), ciò soprattutto per due motivi:
1. Darwin faceva un chiaro riferimento all’origine dell’uomo
2. lo scienziato inglese portava a sostegno della propria tesi evoluzionistica una serie di prove difficili da confutare
Darwin confermò l’ipotesi evoluzionistica di Lamark spiegando i mutamenti evolutivi mediante la selezione naturale: secondo lo scienziato inglese[5] tutte le specie animali e vegetali sono in competizione l’una con l’altra per l’esistenza e per la perpetuazione delle generazioni successive, solo gli individui che riuscivano ad avere la meglio nella lotta per l'esistenza arrivavano a riprodursi, trasmettendo alla generazione successiva i caratteri ereditari che ne avevano favorito la sopravvivenza.
8. Ambiente, selezione naturale, evoluzione
La diversità all’origine della selezione naturale
Per quanto possa sembrare strano all'origine del processo evolutivo vi è il caso, o meglio la casuale comparsa, all'interno di ogni singola specie, di piccole variazioni individuali trasmissibili alle generazioni successive.
Selezione naturale e ambiente
La capacità di sfruttare le differenze tra individui a proprio vantaggio è ben conosciuta dagli allevatori, questi sono in grado di ottenere razze sempre migliori selezionando gli individui che posseggono (in modo casuale) in misura maggiore particolari caratteristiche e facendoli accoppiare tra loro fino a che tali caratteristiche non diventano parte integrante della specie.
In natura non esistono però allevatori, in natura è l’ambiente a condizionare la selezione, o meglio è il rapporto tra individuo e ambiente a condizionare la selezione.
Ricordiamo che con ambiente intendiamo il luogo nel quale un organismo vive, territorio che è caratterizzato da ben definite condizioni:
a. climatiche
b. geologiche
c. biologiche (insieme di altre specie vegetali e animali che si trovano a vivere in quell’ambiente)
Come si può immaginare l'ambiente varia da una zona geografica all'altra, e per la stessa zona cambia nel tempo, ciò spinge gli individui nella ricerca di nuove strategie per adattarsi. Le mutazioni che consentono alle specie di meglio adattarsi all'ambiente e alle sue modificazioni sono quelle che vengono trasmesse alle generazioni successive.
Selezione naturale ed evoluzione
Nel rapporto con l’ambiente sono gli esseri che possiedono particolari caratteristiche ad avere una maggiore possibilità di sopravvivenza, ecco quindi che per questa specie l’evoluzione andrà in quella direzione. Possiamo perciò dire che selezione naturale ed evoluzione sono correlate: la selezione indirizza l’evoluzione in una precisa direzione secondo il migliore adattamento all’ambiente. L’uomo che noi oggi conosciamo non è altro che il risultato di una selezione naturale durata milioni di anni.
Nelle prossime pagine cercheremo di evidenziare quelli che sono stati i momenti più significativi nel percorso evolutivo dell’uomo, i momenti che ci hanno consentito di distinguerci, progressivamente, dagli altri animali fino all’attuale forma di Homo sapiens.
APPROFONDIMENTO ........! |
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I numeri romani Per una buona conoscenza storica saper leggere i numeri romani è fondamentale. Questi numeri, infatti, vengono utilizzati per nominare i secoli; si rischia quindi di collocare un evento nel secolo sbagliato se si sbaglia nel leggere il numero romano corrispondente. I primi dieci numeri romani (con sopra indicati i corrispondenti numeri arabi) sono i seguenti:
per le decine i numeri sono:
abbiamo poi il 500 rappresentato da D e il 1000 rappresentato da M. Il numero 15 si scriverà XV; il 62 LXII; il 532 DXXXII; ecc. Considerato che i numeri romani vengono utilizzati per nominare i secoli è molto importante ricordare quali sono i primi venti:
Con riferimento ai secoli è quindi importante saper collocare correttamente l’anno nel secolo corrispondente: ad esempio il 1492 deve essere collocato nel XIV(Quattordicesimo) secolo o nel XV(Quindicesimo) secolo ? Osserviamo con attenzione lo schema proposto:
Dallo schema possiamo osservare come il 1492 si collochi nel XV(Quindicesimo) secolo. Sempre a proposito dei secoli si usa spesso fare riferimento alla prima metà o alla seconda metà del secolo. Considerato che un secolo è costituito da 100 anni la prima metà farà riferimento ai primi cinquant’anni, mentre la seconda metà farà riferimento ai secondi cinquant’anni. Così la prima metà del XIX secolo coinciderà con gli anni 1801-1850 e la seconda metà del XV secolo coinciderà con gli anni 1451-1500. |
[1] In alcuni testi non viene indicato il periodo Mesolitico, dal Paleolitico si passa al Neolitico, anche questo elemento indica il carattere convenzionale della periodizzazione temporale.
[2] Nei millenni le risposte alla domanda sull’origine dell’uomo ha trovato delle risposte tra le più varie. Ad esempio secondo la mitologia dei Sumeri la divinità ha creato gli uomini per liberarsi dalle fatiche dei lavori quotidiani. Un mito vichingo narra, invece, della nascita dell’uomo nel seguente modo: un giorno Odino passeggiando con altre due divinità, Luce e Fiamma, trovò due frassini sulla riva del mare, le tre divinità infusero fiato, intelletto e calore ai due frassini e così crearono la prima coppia umana, Ask ed Embla.
[3] Il termine “mito” deriva dal greco e indica racconto, tuttavia il mito non è un racconto come tanti altri esso è un racconto finalizzato a dare una spiegazione alle domande che gli uomini si ponevano in merito all’esistenza del mondo, della natura, di loro stessi, ed anche delle divinità. Vedremo nei moduli successivi quali diverse risposte hanno trovato le civiltà antiche alla domanda sulla nostra origine.
[4] Mi riferisco all’ipotesi atomistica di Leucippo e Democrito del V secolo a.C.
[5] Darwin arriva all’idea della selezione naturale dopo aver letto il libro di Malthus An Essay on the Principle of Population.